martedì 6 ottobre 2015

Il gattò, che non è mio cugino che vive nel Périgord

Ma dai, che bieco sotterfugio. Una battuta solo perchè ho voglia di scrivervi una ricetta. Dovete sapere che quando qualcuno armeggia in cucina, io non manco mai. Testina in su, sguardo supplichevole, miagolio svenevole...Sai mai che sia la mia pappa oppure che scivoli giù qualcosa di sfizioso dal piano cucina.

Insomma, io in cucina mi trovo proprio bene, c'è sempre una certa operatività che movimenta le mie giornate sonnacchiose e poi con questo tempo, che fai? O dormi o mangi e allora vediamo un po' cos'è questa cosa che mette l'accento sul nome di famiglia: gattò di patate.



Il mio 'cuggino' del Perigord
Innanzitutto il termine esatto sarebbe 'gateau' che poi viene italianizzato in gattò, ma sicuramente fa più figo nella sua transalpineggiante versione. Tecnicamente in francese gateau sta per torta, ma possiamo declinarlo meglio in sformato e quello che ho visto fare dall'umana con cui condivido l'appartamento, è il tradizionale gattò di patate.

Cosa serve? Dunque, innanzitutto le patate (1 chilo), poi parmigiano reggiano, noce moscata, provola (100 grammi), prosciutto cotto, quello che mio cugino di cui sopra chiama jambon (120 grammi), burro, 2 uova, mozzarella (100 grammi), pepe e sale q.b, che pensavo volesse dire quoziente di bellezza, quello che io ho altissimo, invece significa quanto basta.

Le patate vanno lavate e lessate in acqua salata per circa 40 minuti, ma se usate la pentola a pressione dimezzate il tempo. Dovete lasciarle raffreddare un po', se no vedervi sbucciarle diventa uno spettacolo divertente, quindi tagliatele a tocchetti. Mentre accendete il forno a 180°, schiacciate le patate o passatele nel passaverdura.

Il Perigord, una regione davvero
incantevole
Una volta che avete spiaccicato allegramente le patate, mettete il composto (si dice così, no ?) in una ciotola, poi se nel frattempo volete mettere qualcosa anche nella mia di ciotola, non mi dispiacerebbe. Dove eravamo? Ah si', mettete lo spiaccicamento di patate nella ciotola e aggiungete il parmigiano, le uova (ricordatevi di toglierle dal guscio), il pepe e la noce moscata e cominciate a mischiare bene tutto. Prendete il prosciutto cotto, tagliuzzatelo, poi mozzarella e provola vanno fatte a dadini.

Anche questi ultimi ingredienti vanno aggiunti al composto che avete mischiato poco prima (poco prima dipende. Se siete lenti molto prima, se arriva la telefonata dell'amica e state al telefono, allora sarà molto, molto prima). Insomma mischiate tutto.

Ora, in una pirofila imburrata e cosparsa di pangrattato (che immagine e come se lo vedessi), versate il gattò e livellate bene, se no diventa un gattò di Notre Dame (con le gobbe..). Mettete ancora del parmigiano e dei fiocchetti di burro e poi infornate a 180°, ma dopo 15 minuti portate il calore del forno a 200° per altri 15 minuti.

Aspettate fiduciosi e una volta cotto, tagliate e servite, stando a guardare l'espressione dei commensali, che si scotterranno il palato, visto che non hanno pazienza e non soffiano mai.

Ovviamente queste ricette sono fatte per essere modificate, inserendo a piacere ingredienti diversi dalla ricetta base come un formaggio più saporito (tipo scamorza affumicata), piuttosto che un altro tipo di salume, tanto poi alla fine qualche pezzettino rimane anche per me..

Ecco fatto e come direbbe mio cugggino, il gattò del Perigord, bon appétit !!!

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