domenica 4 ottobre 2015

Zio Oddvar, ‘vichingo’ con il vizio dei dolci

Gatto norvegese
Dovete sapere che tra i tanti lontani parenti che ho, ce n’è uno che ricordo con grande affetto: lo zio Oddvar. Oddvar era un gattone norvegese che viveva a Tromsø, seconda città più grande della Lapponia ed era figlio della prozia Agnethe. Questo felino delle foreste norvegesi si vantava moltissimo delle sue origini vichinghe, ma la sua passione per la cucina, invece di farlo viaggiare sulle navi come facevano i suoi antenati, lo rese un ‘borghese’ sovrappeso sempre intento a sgattaiolare (ça va sans dire…) nelle case di Tromsø a caccia di leccornie per riempire la sua pancia ‘vichinga’.


Oddvar accompagnava spesso la prozia Agnethe quando dalla fredda Norvegia scendeva in Italia per far visita alle sue sorelle. Passavo giornate intere ad ascoltare questo gattone pieno di pelo che raccontava storie di elfi, fate e leggende nordiche, ma a dirla tutta, la parte più goduriosa era quando Oddvar si metteva a raccontare delle sue scappatelle culinarie.

Pare che il furbone avesse preso di mira una bottega del centro di Tromsø, famoso per le sue antiche case di legno (la più antica è datata 1789), ma a Oddvar delle antiche case non importava molto, giusto i tetti, che gli servivano per spostarsi e raggiungere il luogo che per un gatto vichingo come lui poteva considerarsi il vero Valhalla. Peccato che lui non fosse un guerriero, bensì un golosone di prima categoria. Insomma, in quella bottega Oddvar si ‘faceva’ dei profumi, degli odori e dei sapori che uscivano dalla cucina. Un dolce su tutti lo faceva impazzire, il Rommergrøt e lo ‘raccontava’ che ti sembrava di gustarlo insieme a lui.

Rommergrøt 
Questo tipico dolce norvegese necessita di ingredienti facilmente reperibili e quindi potete suggerire agli umani con cui condividete l’appartamento di provare, una volta nella vita, a fare come lo zio Oddvar.
Per quattro persone servono: un litro di panna densa, una tazza abbondante di farina, due tazze di latte, una tazza di zucchero e un cucchiaio di cannella tritata (slurp…)

Prendete una casseruola, chi non ha una casseruola!!. Prendetela e versateci la panna, mettetela sul fuoco, la casseruola ovviamente.., portatela ad ebollizione. A questo punto, quelli che parlano bene dicono incorporate la farina, e montate il tutto con una frusta, senza farvi prendere da visioni sadomaso…

Qui zio Oddvar da giovane
Frustate, frustate (sempre con stile, mi raccomando) anche dopo che la farina è ben amalgamata, ma soprattutto fino a che vedete il burro che si separa dalla panna. Togliete la casseruola dal fuoco e con un cucchiaio togliete il burro e mettetelo in una ciotola.  Quest’azione va fatta fino a che non avrete separato e spostato tutto il burro che si forma. E ora il latte. In un contenitore fate bollire le due tazze di latte e quindi versateci dentro ancora della farina, circa mezza tazza, e cosa fate? Naturalmente sbattete.

Pare una vera battaglia vichinga, frustate, colpi…invece è solo la preparazione di una goduriosa leccornia. Il composto latte e farina deve diventare denso come un budino. Una volta reso budinoso il composto, va unito alla panna e qui si torna a frustare per rendere il tutto perfettamente omogeneo. Ci siamo quasi ragazzi…

Versate il tutto in una teglia, cospargete di cannella e zucchero, quindi aggiungete in superficie il burro che avete conservato in precedenza e servite caldo. Si consiglia di far passare qualche tempo prima di fare gli esami per il colesterolo…

Lo zio Oddvar oggi purtroppo non c’è più, l’ultima volta che l’anno visto era l’inverno del 1997, usciva da una pasticceria con un sacchetto di biscottini norvegesi, quelli con estratti di mandorle e vaniglia oppure quelli con zenzero, anice e cannella. Non se ne seppe più nulla, ma la sua ricetta del Rommergrøt è rimasta, indelebile, nei nostri piccoli cuori.

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