giovedì 8 ottobre 2015

Manzo alla Stroganoff, ricordi d’infanzia e i problemi d’identità della zia

Obelix, c'est moi
Qui gioco in casa. I ricordi sono forti, stampati nella mia testolina grigia di Blu di Russia, già, perché questa è la mia razza. Papà Boris e mamma Magdalena, avevano lasciato la Russia molto giovani per trasferirsi in Italia, dal cugino Piotr che ormai da anni viveva sul lago di Comabbio, un bacino di origine glaciale posto tra i più famosi laghi Maggiore e di Varese. In inverno , fino a che è stato possibile, tornavamo a trovare i parenti che erano rimasti là e che vivevano in un magazzino vicino alla stazione di Gorskaya, non lontano dalla stupenda San Pietroburgo.


Erano giorni di grande festa, nei quali insieme allo zio Arkadij si andava a San Pietroburgo, sgattaiolando (e come se no?) tra le belle vie della vecchia e grande capitale. In un tempo assai lontano, dallo Zar Nicola, era facilissimo veder gironzolare qualche mio antenato. Quelli come me erano ben accetti a corte. Lungo le stradine del porto era quasi scontato riuscire a scroccare qualche gustosa aringa, ma l’appuntamento culinario fondamentale in quei giorni era con un piatto tradizionale della cucina russa: il manzo alla Stroganoff.

Sull’isola Vasilevskij, sulla foce della Neva, c’era una piccola locanda che preparava uno ‘Stroganoff’ da leccarsi i baffi e, lasciatevi servire, io di leccate di baffi me ne intendo. La dolce Ekaterina, cuoca inarrivabile, lo preparava per i marinai dei rimorchiatori che erano fermi in rada, ma, chissà come mai, quando ci vedeva, ‘imploranti’, nel cortile, qualche piccolo assaggio ci scappava sempre.

Lo zio Arkadij, ogni volta, ma non osavamo dirgli che ce l’aveva già spiegato mille volte, ci faceva sedere tutti e prima di assaporare quei pezzettini di carne tanto succulenti, ci spiegava, come se lo cucinasse lui stesso, la ricetta del manzo alla Stroganoff. Era uno spettacolo ascoltare lo zio e seguire i suoi baffoni che andavano su e giù, mentre snocciolava ingredienti e procedimento.

Una ricetta, in se’, per niente complicata, ma dal risultato ‘straslurpante’. Ecco cosa occorre per preparare il manzo alla Stroganoff (poi vi spiego perché Stroganoff), diciamo per quattro persone. Ingredienti: una cipolla (caspita, non ho ancora trovato un piatto dove non serva una cipolla…), olio, succo di limone (tipico prodotto della steppa..), aglio, farina, 100 ml di panna fresca, 400 gr di funghi champignon, 1 cucchiaio di senape, 2 cucchiai di sugo di pomodoro, burro, prezzemolo, sale, pepe e, ovviamente, un bicchiere di vodka (anzi due, uno da usare nella ricetta e l’altro per un piccolo brindisi mentre si cucina). Dimenticato qualcosa ? Accidenti, ditemelo prima no!. Due fette di filetto di manzo!!!.

Procediamo, anche perché è tardi e ho una certa fame. Tagliate il filetto di manzo a fettine, infarinatele e mettetele da parte in un recipiente e soprattutto lontane da tipi come me che ci mettono un attimo a fregarvele. Rosolate la cipolla con l’olio in una padella, aggiungete i funghi, un paio di cucchiai di prezzemolo, cuocete per una decina di minuti, aggiungendo sale e pepe. n un’altra pentola cuocete le fettine di manzo infarinate con un po’ di burro e olio a fuoco vivace e quando vedrete che cominceranno a rosolarsi, sfumate il tutto con la vodka (quella rimasta dopo che vi sarete ubriacati con il resto della bottiglia…).

Nel frattempo, avrete preparato la panna acida, unendo panna fresca e limone. Questo composto sarà da unire alla carne insieme ai funghi e alle cipolle, aggiungendo senape e sugo di pomodoro. Fate cuocere per qualche altro minuto in modo che il tutto sia ben amalgamato. A questo punto non resta che mangiarlo, come facevamo io e lo zio nel cortile della locanda della dolce Ekaterina. 

A queste riunioni gastronomiche mancava sempre la zia, che raramente usciva di casa e il motivo stava nel fatto che soffriva di forti crisi d’identità: si chiamava Galina. Come si fa a dare ad un gatto il nome Galina!. Ogni volta che usciva e lo zio la chiamava, “Galina, Galina”, si trovava inseguita da una folla di gatti affamati che pensavano che quel richiamo fosse un invito a pranzo. La zia scappava e non riusciva mai a star fuori di casa più di cinque minuti, per questo motivo, noi, al ritorno raccontavamo la nostra strafogata di Stroganoff e la vedevamo chiudersi in un triste silenzio…

Perché manzo allo Stroganoff? Due le teorie, la prima che vuole che il primo a preparare il piatto in questo modo sia stato il cuoco personale del conte russo Pavel Stroganoff; la seconda, che l’attribuisce al dottor Stroganoff, medico che curò con carne, cipolla e panna acida l’intossicazione da aringhe della zarina Maria. 

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